Dal sito SiciliaInformazioni.com:
Principe dei PM e Principe del Foro, l’irresistibile ascesa di Antonio Ingroia. E Telejato
Telejato è una piccola emittente di Partinico che fino a qualche mese fa doveva il suo lustro all’audacia del suo direttore, Pino Maniaci, un pubblicista che affronta con sprezzo del pericolo sia i boss del suo paese quanto i magistrati che, a suo avviso, meritano di essere osservati con attenzione. Ora la deve al suo difensore, Antonio Ingroia.
I boss infatti lo hanno lasciato in pace, con qualche eccezione di scarso conto, tradendo la fama di vendicatori feroci degli sgarri subiti. I guai sono venuti sull’altro fronte, la giustizia. Una circostanza che ha richiamato l’attenzione dei network statunitensi e dell’avvocato Antonio Ingroia.
Telejato è infatti sbarcata Oltreoceano, grazie ai media d’Oltreoceano che hanno preso la sua parte, difendendolo da coloro che gli addebitano di avere cercato di spillare quattrini usando l’emittente come un’arma puntata sulla presunta vittima. Brutto affare.
Pino Maniaci sostiene che i suoi problemi con la giustizia sono cominciati quando Telejato ha scelto di occuparsi dei beni sequestrati, la sezione del tribunale di Palermo caduta in disgrazia a causa di una condotta, secondo gli inquirenti, non proprio encomiabile, nella distribuzione dei denari per consulenze. Insomma, gli e l’avrebbero fatta pagare la sua attenzione verso la sezione dei beni confiscati. Fra coloro che sembrano crederlo fermamente è Antonio Ingroia, l’avvocato di Maniaci.
Principe del Foro, Ingroia, assiste gli indagati che contano, fanno notizia, e possono permetterselo. Con l’eccezione di Maniaci, il quale però compensa il reddito modesto con la fama di Telejato. Ingroia ha rubato la scena, inevitabilmente, a Maniaci, ma il direttore dell’emittente di Partinico non se ne duole affatto, anzi. Punta di diamante della Procura di Palermo, persecutore seriale dei boss, cercatore di verità nell’intrigo della trattativa Stato mafia, è una ssicurazione sulla vita. E’ uno dei pochi avvocati, forse l’unico, che non le manda a dire agli ex colleghi.
Telejato e Ingroia hanno le carte in regola per comunicare il bisogno indifferibile di giustizia.
Qualche esempio. “C’è chi ha emesso la sentenza e non vuole sentirsi dire che ha sbagliato”, ha dichiarato Ingroia, a proposito dei provvedimenti assunti nei confronti del direttore di Telejato. “L’indagine è costruita sul nulla. Le accuse sono infondate, costruite sui fatti per i quali Maniaci ha fornito ampia e puntuale spiegazione”.
Ingroia adotta un linguaggio duro. Lo stesso di quando si trovava dall’altra parte della barricata, come PM “di punta” della Procura palermitana. Antonio Ingroia avvocato e Antonio Ingroia PM, del resto, si assomigliano, due gocce d’acqua. Nessuna mutazione antropologica, grande disinvoltura. L’uomo di legge resta tale, la ricerca della verità è la missione di chiunque si occupi, professionalmente, di giustizia.
Fosse negli States il suo passaggio dall’altra parte della barricata sarebbe passato inosservato, perché è la norma: gli avvocati divengono persecutor, e poi tornano avvocati. Ma da noi si tratta di mosche bianche, e nel caso di Ingroia una eccezione. Non c’è un caso analogo in Italia di ex magistrato che “sfonda” nel mondo dell’avvocatura.
La fama di ex PM? Certo, questo l’aiuta. Il carisma, guadagnato in Procura grazie alla competenza e al carattere risoluto, gli ha fatto conquistare il podio nel Foro di Palermo in brevissimo tempo.
Ma ciò che incuriosisce e su cui vale la pena di soffermarsi è la disinvoltura con la quale Ingroia indossa la “nuova” toga. L’ex “principe della Procura indossa l’abito di Principe del Foro, trascinando con sé la fama di cercatore di verità. L’abito fa il monaco, insomma. L’aura si allunga su Telejato o su ogni altro cittadino che possa aspirare a Antonio Ingroia nella difesa in giudizio.
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